Anche se l’ambito produttivo è diverso, questa vicenda conferma quanto scrissi nel post La qualità (e la serietà) non te la dà un timbro sulla carta intestata
Scrivevo in un altro post, dedicato alla mozzarella di bufala:
La vera forza di un prodotto DOP secondo me è proprio il fatto di avere un consorzo che vigila su regole di produzione alquanto strette che potranno garantire al consumatore la qualità superiore del prodotto.
Dai commenti ricevuti sul Blog appare chiaro che le numerose frodi commerciali sia di prodotti Dop (prosciutto, formaggi, ecc) sia di mozzarella di bufala campana, hannoincrinato la fiducia del consumatore verso il marchio così come verso il prodotto in genere.
Volete farvi del male? Allargate le maglie del disciplinare [oppure fregatevene proprio], però poi non lamentatevi per il calo delle vendite.
Ma a quanto pare la realtà dei fatti è ben diversa, il che è un problema dei consumatori, ma anche del Sistema-Italia che dovrebbe supportare ed incentivare il punto di forza che è la produzione alimentare di qualità ed invece sono gli stessi operatori prima e controllori dopo, a remare contro.
In sintesi quello che leggo oggi su Il Fatto Alimentare (lettura integrale consigliata):
L’Istituto Parma qualità (Ipq *), dopo aver collezionato nel 2018 sei mesi di sospensione per non avere capito che circolavano quasi un milione di falsi Prosciutti crudi di Parma, il 16 maggio 2019 è stato sospeso nuovamente per tre mesi.
Per un istituto di controllo, non capire che quasi un milione di cosce di suino non adatte a diventare prosciutto Dop vengono vendute a caro prezzo ai consumatori, è grave.
Secondo indiscrezioni di alcuni operatori del settore [….] il problema riguarda [….] la sparizione di resoconti di riunioni in cui bisognava decidere la smarchiatura di cosce che non potevano essere classificate come prosciutti Dop.
Le regole sono chiare, l’Ipq per non incorrere in altre sospensioni deve mostrare i documenti spariti, deve dimostrare di avere creato le condizioni per evitare il ripetersi di episodi che violano i regolamenti.
Se in questo periodo non succederà nulla, a novembre scatterà la revoca dell’incarico di certificazione e i prosciutti di Parma non potranno più essere marchiati come Dop.
Il provvedimento coinvolgerà anche il prosciutto di Modena, il culatello di Zibello e il salame di Varzi.