Consiglio la lettura di questo articolo de Il Fatto Alimentare per capire al meglio le dinamiche alla base dell’ennesimo scandalo, definito Prosciuttopoli.
Pubblico un passaggio, giusto per capire di che si parla:
Scandalo del prosciutti. Per salvare le Dop ed evitare le frodi bisogna cambiare il disciplinare. Il parere di un grande produttore.
«I responsabili del Consorzio del prosciutto di Parma stanno rovinando la Dop e sono corresponsabili di questo scandalo. Bisogna affidare i controlli a un ente certificatore esterno».
Per capire le accuse rivolte ai dirigenti del consorzio bisogna fare un passo indietro e cominciare dal disciplinare scritto 25 anni fa.
La sensazione è che il Consorzio del prosciutto di Parma non abbia alcuna intenzione di mettersi in discussione, ma cerchi di parare l’ennesimo scandalo pensando di apportare piccole modifiche al disciplinare e silenziare i media come ha fatto fino ad ora, ma questa volta sarà più difficile.
In questa vicenda si evidenziano l problemi che riguardano parte del sistema-italia ovvero:
1) cercare scorciatoie
2) le norme sono consigli, non vincoli
3) mai assumersi responsabilità
4) non rispondere, alzare un muro di gomma e confidare nella lentezza della giustizia e della scarsa memoria del consumatore medio.
I consorzi dettano regole che dovrebbero essere vincolanti. Gli Enti di certificazione dovrebbero vigilare. Il buon imprenditore dovrebbe valorizzare e proteggere il suo prodotto di qualità, invece c’è chi punta al facile guadagno immediato e pazienza se rovina un intero comparto produttivo.
Io lavoro in produzione (non alimentare) e più volte ho avuto modo di constatare che la Qualità non è una serie di timbri di Enti certificatori sulla carta intestata. La Qualità è un valore basilare dell’azienda.
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La nostra è una piccolissima azienda non certificata (per scelta) ed i reclami in un anno si contano sulle dita di una mano e si sgonfiano rapidamente, in quanto non sussistono. Non posso dire altrettanto di fornitori supercertificati che ne combinano di tutti i colori.
Quindi nel Consorzio di Parma sarà sicuramente necessario aggiornare il disciplinare, ma se poi c’è chi non lo rispetto, chi non sorvegli, chi non prende posizione, tra qualche anno saremo daccapo.
Nota a margine, che non è collegata alla vicenda in sè, ma che fa capire l’approccio delle aziende all’Etica.
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Sempre più clienti pubblicano sul loro sito il Codice Etico e vado sempre a leggerlo, ma dicono le solite cose.
Per cui niente regalie ai commerciali, rispetto dei lavoratori, dell’ambiente e della sicurezza sul lavoro. Sacrosanto.
Ma … i fornitori?
Ah ecco, li citano per dire che a loro volta devono rispettare i parametri del cliente che però nel suo Codice Etico “sorvola”, ad esempio, sull’imposizione di clausole inique o vessatorie e meno che mai si impegna a pagare come da accordi.
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Come sempre il fornitore ha tutti i doveri, ma nessun diritto.