un articolo di Beniamino Bonardi che leggo su Il Fatto Alimentare che interesserà sicuramente Madamin ed Il Pendolare, tuttavia a chi è abituato a leggere il titolo ed a farsi un’opinione, suggerisco la lettura integrale in quanto l’articolo racconta cosa accade negli USA, fermo restando che il problema sicuramente c’è anche da questa parte dell’oceano.
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Ogni anno, circa venti milioni di americani contraggono il norovirus, che provoca disturbi gastrointestinali, entrando a contatto con persone infette o attraverso il cibo. Il norovirus è infatti la prima causa d’infezione di origine alimentare.
Le epidemie che si registrano sulle navi da crociera fanno spesso notizia ma rappresentano solo l’uno per cento dei focolai.
La principale fonte di contagio sono i ristoranti e i servizi di catering, responsabili per il 70% dei casi e che, secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), potrebbero fare molto per ridurre il fenomeno.
La fonte di contagio sono i dipendenti ammalati dei ristoranti, che maneggiano i cibi con mani non lavate correttamente, diffondendo il virus, già di per se molto contagioso.
Il suggerimento dei CDC è che i lavoratori contagiati dal norovirus non tornino al lavoro prima che siano passate 48 ore dalla scomparsa dei sintomi, quali vomito e diarrea.
La verifica e il rispeto di questo intervallo dovrebbe essere fatta dai ristoranti e dai servizi di catering che dovrebbero anche garantire il pagamento dei giorni di malattia.
In realtà, secondo il rapporto dei CDC, la situazione è ben lontana da quella auspicata. Infatti, il 20% dei dipendenti dei ristoranti dice che va al lavoro, anche se è contagiato, per paura di perdere il posto e per non sovraccaricare di lavoro i colleghi.
“Per fortuna in Italia c’è una legge severissima in materia di igiene e sicurezza alimentare, che impone tra l’altro la formazione obbligatoria, ogni 2 anni e poi la formazione continua sul luogo di lavoro.
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Per quanto riguarda il pagamento dei giorni, ovviamente un’azienda seria con i dipendenti a libri, paga tutto; il problema è sempre quello del lavoro nero oppure di quello a “chiamata” (cioè se ti chiamano e tu non vai non ti chiamano più).
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Comunque si sa anche che sulle navi e per i catering il personale non è fidelizzato e non si guarda certo alla formazione, l’importante e che le persone abbiamo due braccia e che respirino.
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Devo dire che noi in Italia, sotto l’aspetto igiene e manipolazione degli alimenti siamo più avanti di tutti gli altri, anche a livello controlli, e le multe sono salate se non rispetti le regole. Tra l’altro c’è anche la sorveglianza sanitaria da parte del medico aziendale, anch’essa obbligatoria ogni 2 anni.
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Insomma un grande dispendio di energie che però va a vantaggio del cliente (e anche del ristorante perchè l’immagine non è sufficiente, ci vuole anche la sostanza). L’unico neo è proprio quello che non siamo immuni da corruzione anche sotto questo aspetto (vedi veterinari ASL corrotti).