leggo in questo articolo che:
Fumata nera, nerissima, sul rinnovo del prezzo del latte in Lombardia. Non solo le federazioni regionali degli allevatori non hanno trovato un accordo con il gruppo Italatte (Gruppo Lactalis), ma lunedì, dopo due ore di muro contro muro, i sindacati hanno raccolto le loro carte e abbandonato l’assemblea.
A quattro mesi dalla scadenza dell’ultimo contratto di fornitura, che fissava il prezzo a 44,5 centesimi al litro, gli agricoltori lombardi, che mungono il 43% dell’oro bianco italiano, navigano ancora a vista.
Esposti ai capricci di un mercato che sulla borsa di Lodi sta negoziando gli acquisti di latte spot (fuori contratto) a 36,5 cent/litro e a Verona a 37 cent/litro, come evidenzia il sito specializzato Clal.it.
37 cent al litro?
Non sono un esperto del settore, tuttavia non mi sembra molto considerando l’impegno richiesto per fare un prodotto nel rispetto delle norme e di buon livello qualitativo ed infatti leggo poi che: …secondo una ricerca del Pirellone produrre un litro di latte in Lombardia costa in media 50 centesimi.
Proseguo la lettura ed ecco che così come capita nel mio settore lavorativo, i più forti puntano al ribasso a prescindere, altro che clausole vessatorie, norme che limitano la prevaricazione e via dicendo…
Italatte avrebbe messo nero su bianco un’offerta di 36/36,5 cent/litro con l’obiettivo di compensare la spesa dei primi sei mesi dell’anno agli occhi della casa madre in Francia, dove il latte si paga a prezzi inferiori che in Italia.
Coldiretti, Confagricoltura e Cia si erano sedute al tavolo forti del contratto fresco di firma tra Granarolo e la cooperativa Granlatte a 40 centesimi al litro. Cifra al di sotto del precedente accordo, ma ritenuta pur sempre accettabile. Lactalis al contrario puntava al ribasso.
Il latte si paga meno in Francia che in Italia.
A parità di qualità?
Come viene precisato nell’articolo, però, in Lombardia si produce il 43% del latte italiano. Abbiamo costi più alti, ma il nostro livello di controlli, pari a 20mila prelievi al giorno, non ha eguali in Europa.
Ed ecco che forse i costi più alti oltre che dalla qualità del prodotto derivino anche dal costo della burocrazia, come raccontavo in questo post nato dopo aver visto TG Dossier nel quale si racconta ad esempio della piccola azienda agricola, che produce vino e che nel giro di 8 mesi ha ricevuto una quarantina di ispezioni da parte di Agenzia delle Dogane, Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza, Ufficio metrico, Nas, Asl e qualcun altro che mi sfugge.
Suggerisco la lettura di questo articolo dove Roberto La Pira spiega le dinamiche del prezzo del latte fresco al supermercato.