Tempo fa ho criticato gli anglicismi inutili presenti su una pagina FB che, tra l’altro, parla di libri e letteratura, per cui mi sarei aspettato maggiore attenzione all’uso inutile di termini perfettamente traducibili in italiano.
A supporto della mia critica era arrivata poi mia sorella che si era sentita dire che “la polemica sull’abuso dell’inglese è ormai datata” e che “aveva un’idiosincrasia per l’inglese”.
Se non fosse che mia sorella è “inglese dentro”, ama l’Inghilterra, lavorava per una società con sede a Londra e parla quattro lingue.
Qualche giorno fa, tramite un mio contenuto ripubblicato su Twitter ho scoperto il Blog Terminologia etc. dove si trovano molti esempi di anglicismi inutili e di inglese farlocco, ma è interessante scoprire che la persona che gestisce il Blog e pubblica questi contenuti, sempre ben spiegati, non odia l’inglese… 😉
Leggo nella sezione Chi sono:
Sono laureata in traduzione alla SSLMIT di Trieste e mi sono specializzata in linguistica applicata e marketing alla University of Salford (UK) e linguistica computazionale alla Dublin City University.
Dopo la laurea ho insegnato traduzione e storia italiana contemporanea alla University of Salford e ho collaborato come traduttrice con varie agenzie.
Questo a testimonianza del fatto che gli anglicismi inutili sono avversi innanzitutto a chi l’inglese lo sa…
Non ho resistito perché sono capitata su un post del Capo di Gabinetto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Si intitola Into the MIUR, come il documento con la descrizione di sette iniziative a cui dovranno partecipare i dirigenti del ministero nel 2016.
Ancora una volta un’istituzione fa passare il messaggio che all’italiano mancano le risorse lessicali adeguate a denominare nuovi concetti.
Come cittadina, trovo inaccettabile che lo faccia proprio il MIUR.
Se si leggono le descrizioni infatti è chiaro che si tratta di anglicismi superflui.
Mi rimane comunque un dubbio su Into the MUIR perché non capisco se è un riferimento a qualche libro o film (Into the wild? Into the mind?), se invece vuol esprimere un particolare interesse e passione per il MIUR (cfr. la locuzione be into something), oppure se è un banale complemento di moto a luogo, ma in itanglese.
Immagino però che il significato sia del tutto ovvio per i dirigenti del ministero, anzi, of the ministry.
lettura integrale qui: Terminologia etc. » » Into the MIUR, con elevator pitch!