C’è la crisi, si lavora meno, fatturi poco, ma le uscite sono sempre più alte, grazie anche al nostro socio occulto (lo Stato) e quindi non c’è scampo, c’è mancanza di liquidità.
Resta il fatto però che molti ci marciano ed usano la crisi come una scusa per ritardare i pagamenti all’infinito; una volta si usava il classico disguido bancario per motivare un pagamento in ritardo, cosa questa che può succedere, ma è anche vero che come ha dimostrato un mio cliente di Formigine (MO), se di disguido si tratta lo si risolve velocemente, ma d’altro canto è una questione di Etica commerciale.
L’etica o ce l’hai oppure te ne vanti, ma in realtà neanche sai cosa siano la correttezza ed il rispetto degli accordi … 😉
Un’altra scusa classica era Non mi pagano, non ti pago, che peraltro non sta in piedi in quanto ognuno si deve gestire il suo rischio d’impresa, altro che fare andare in rosso i creditori, costi che peraltro dovresti poi rimborsare al creditore, ma una cosa è scrivere un’ottima Direttiva sui pagamenti ed un altra è riuscire ad applicarla, così come hanno recentemente scoperto i fornitori della Gdo con il fallimentare Articolo 62.
Leggevo giorni fa un articolo che spiegava come anni fa un creditore messo alle strette potesse minacciare di fare causa, cosa che sulla distanza portava giustizia, seppur viziata dagli effetti collaterali, ma anche no; ad esempio ho fatto causa ad un’azienda di Mantova che fra agosto ed ottobre 2012 non mi ha pagato 3000 € e nonostante l’udienza dal giudice fosse per gli inizi di dicembre 2012, che la controparte non si è presentata (ma gli assenti non hanno sempre torto?) ecco che siamo a settembre 2013 ed io i 3000 € + spese, interessi maggiorati e penale del 5%, non li ho visti,.
Comunque sia oggigiorno è il debitore che, sogghignando, ti invita a fargli causa, tanto sa bene che con i tribunali ingolfati e la mancata applicazione della Direttiva e/o di procedure rapide che snelliscano il tutto, lui farà in tempo a sparire prima che tu riesca ad ottenere giustizia. W l’italietta…
Torniamo al fatto che mi ha ispirato il post odierno ovvero la momentanea scomparsa dell’amico Francesco che in genere mi scrive numerose mail nel corso della giornata per commentare i post oppure darmi qualche spunto.
Questa mattina perciò gli ho scritto chiedendogli se andava tutto bene… e questa è stata la sua risposta:
“Sono incasinato con il lavoro, grazie soprattutto a stare dietro a chi (non pochi) ritarda notevolmente con i pagamenti. E’ una lotta senza speranza…”
Se interessa a Letta & C., Francesco nel corso dell’ultimo anno ha perso il lavoro causa la chiusura della casa editrice in cui lavorava e si è reinventato, aprendo uno studio grafico, cosa questa che ha richiesto un notevole investimento, anche se che trasferendosi in una casa di famiglia a Gaeta, è riuscito a ridurre i costi rispetto a Roma.
Investi del tuo, lavori, ti dai da fare e poi … non ti pagano e sono solo cazzi tuoi. Ma ovviamente tutto quello che lo Stato ti chiede, glielo devi dare.
Francesco, sapendo che stavo preparado un post in merito, ha poi mandato un’integrazione, con la quale spiega al meglio le dinamiche lavorative
Lavorando con enti e strutture pubbliche mi sta capitando anche questo: non riuscire neppure a fatturare alcuni lavori già eseguiti.
Piccoli enti o altre realtà pubbliche generalmente sono precisi: ti inviano regolare ordine di commissione sulla base del preventivo che gli hai inviato, anche se spesso quando tu hai già cominciato a lavorare sul progetto perché c’è sempre poco tempo a disposizione, non perché il tempo manchi di per sé ma in quanto arrivano a pensare alle cose da fare sempre all’ultimo momento e, generalmente, all’ultimo momento si ricordano di chiamarti perché c’è da studiare l’immagine grafica e realizzare manifesti, dépliant o altro.
Io non mi faccio problemi a cominciare un lavoro anche se non mi è arrivata ancora l’ufficialità dell’ordine perché mi fido sempre degli altri e perché ci tengo che i lavori siano ben fatti, cosa che richiede tempo e difficilmente si ottiene facendo le cose all’ultimo momento.
Questo mio atteggiamento di fiducia e di cura nel lavoro, però, a volte mi mette in situazioni a dir poco assurde e vergognose.
Quando, cioè, dietro un progetto per una manifestazione ci sono più enti pubblici, ovvero quella manifestazione è organizzata da più enti, o comunque con l’intervento economico di qualche ente più grande e radicato in un territorio vasto che in un certo modo “sponsorizza” l’ente piccolo che non ha risorse.
È, in sostanza, un fatto di politica, di venir incontro a piccoli enti per questioni politiche. Io mi fido, soprattutto considerando che si tratta di enti pubblici, vuoi che non pagheranno?
Poi, però, com’è avvenuto in due casi che ancora non ho risolto, può succedere che i vari enti si palleggino tra di loro l’onere di tirar fuori i soldi. E in questi casi è davvero faticoso farsi valere, perché diventa uno scaricabarile, ti rimandano a Tizio, a Caio e quando le cose sono in mano a dirigenti statali che tanto se ne fregano di rimetterci la faccia acchiapparli è un’impresa: non rispondono al telefono, mancano gli appuntamenti…
A volte capita anche che ti anticipano un lavoro da fare, su mia richiesta in modo da poterci lavorare con calma per farlo bene (d’altra parte se ti dicono che il “dirigente” importante e decisivo ci tiene a questa manifestazione: ci credi e ti fidi), e poi, con il lavoro impostato nell’aspetto creativo e anche molto piaciuto, rimandano quella manifestazione di mese in mese perché non si sa, forse mancanza di finanziamenti o forse cambiamenti di priorità per beghe politiche.
Tu, intanto, il lavoro l’hai fatto e chissà quando lo vedrai stampato e chissà quando ti verrà pagato.
Capita anche che, in buona fede, un dirigente pubblico ti faccia fare un lavoro, sempre perché non c’è molto tempo a disposizione, tanto, sempre veramente in buona fede e ci credi perché sai che è persona seria, avremo sicuramente i finanziamenti, anzi anche più di quanto preventiviamo (quindi potremo spuntare un prezzo anche migliore del ventilato lavoro in economia, perciò ci si investe anche energie per fare un lavoro meglio possibile).
Salvo, poi, succedere che le promesse che a quel dirigente avevano fatto dall’alto non vengono rispettate e ad attendere di essere pagati si è in tanti, tutta una catena a partire da quel dirigente, che effettivamente ci ha lavorato molto, a una schiera di ricercatori e per finire a te che sei stato coinvolto.
Insomma: ne succedono di tante.
Mi è successo anche, però, che un ente statale abbia pagato alla consegna del lavoro e della fattura, solo il tempo tecnico perché il bonifico giungesse in banca, cose mai viste.
Tanto che il tipografo che avevo coinvolto nel lavoro (e che era quello a cui spettava la maggior parte del compenso economico) e che mi aveva detto «Due mesi vanno benissimo per il pagamento» quando mi ha visto ha quasi tirato fuori il tappeto rosso al mio arrivo in tipografia, perché non gli era mai accaduto di essere pagato alla consegna di una fattura.
* * *
Per concludere, ecco che ieri la Signora K mi raccontava che ultimamente il fratello, giardiniere, è molto nervoso, troppo, e scatta per un nonnulla. Il motivo?
Lo stress per i mancati pagamenti; che siano condomini o privati hanno tutti un comune denominatore: non pagano.
Ed il bello è che molti dei privati chiedono lavori evitabili (se non hai i soldi, fai solo l’indispensabile, no?) nei giardini, con impianti di irrigazioni, illuminazione, sentieri e fontane, senza poterseli permettere, ma si sa, una volta che il giardino è finito, tu che fai? Entri di notte e glielo metti sottosopra?
E poi scopri che per pagare un lavoro che ti hanno chiesto loro, non hanno i soldi, ma per andare in ferie in 4, per un mesetto, li trovano…
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Martedì mi ha convocato in ufficio l”impiegato della Camera di Commercio, ma che lavora nello stesso ufficio anche per Confcommercio e per la Pro Loco, per dirmi che in settimana (questa) mi avrebbero pagato 500 euro degli 850 che mi devono
da aprile, ma siamo già a mercoledì e ancora niente…
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Io devo pagare a 30 giorni, l’hanno imposto per favorire le aziende, noi siamo una specie di ente pubblico.
Dobbiamo però procurare vari documenti durc ecc… che nell’arco del 2013 hanno cambiato validità ben tre volte (prima 90 giorni, poi 180 poi 120) perché evidentemente non ci sono cose più importanti da decidere in Italia (oppure certe decisioni ai nostri occhi inutili, servono a favorire delle categorie, lobby o altro)
Il mio ragazzo non è pagato da tre mesi, lavora gratis, datore puntuale da 10 anni ora non ha liquidità perché i clienti non lo pagano.
Proprio ieri sera una mia cara amica mi raccontava di quanto stia penando per avere i soldi di molte certificazioni energetiche che ha fatto mesi fa (lei è architetto).
Per chi deve pagare non si tratta di grandi cifre eppure mi diceva che quelli più lenti a tirar fuori i soldi sono proprio i professionisti, come avvocati e via dicendo.
Viceversa quelli più puntuali e più corretti sono proprio le persone meno per così dire abbienti.