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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Io insisto, perchè non comunicare in italiano con gli italiani?

pensieri paroleNon sono contrario a priori all’utilizzo di termini stranieri che magari possono essere intraducibili in italiano e/o scomodi da utilizzare, tanto più in certi ambiti lavorativi, e capisco bene la decisione del Politecnico di fare le lezioni in inglese, anche se ci sarebbe da dire sulla qualità dell’insegnamento (e dell’apprendimento) durante le scuole medie e superiori che mettono molti fuori gioco in partenza.

(Che gioia sentire Beppe Severgnini a “Quelli che il calcio” esprimersi contro quelli che usano ed abusano di termini inglesi, quando c’è il vocabolo in italiano… 🙂 )

leggi anche: Gli anglicismi minacciano l’italiano? Quattro chiacchiere con un professore ordinario di Storia della lingua italiana all’università La Sapienza di Roma.

leggi anche: “Non usare l’inglese se puoi dirlo in italiano”  di Valentina D’Urbano

Leggi anche: 300 parole da dire in italiano: la lista definitiva

Firma la petizione #dilloinitaliano


Aprile 2014: gli aggiornamenti, anche  a seguito di segnalazioni degli Amici, sono così tanti da aver creato un post senza fine, ragion per cui proseguo con la seconda parte che puoi leggere QUI

Ieri mi raccontava la Silvietta, che è costretta ad imparare l’inglese (sempre utile) per comunicare con i suoi colleghi inglesi; vero anche che dall’Inghilterra non fanno tanto così per migliorare le comunicazioni con la sede italiana, non dico sforzandosi in egual maniera per imparare un pò d’italiano, ma ignorando di fatto anche ogni richiesta di parlare in inglese, ma lentamente.

Ho un cliente di Bergamo dove il Purchasing Manager mi invia lInquiry e chiede la risposta Asap e quando arriva l’ordine scopri che l’imballo è Not required, che l’ordine è Approved by questo e quello, che in ogni caso l’azienda è Certified (cosa questa che non vuol dire nulla, come ben sappiamo) …

… poi mi chiamano al telefono ed ecco l’utilizzo dell’italo-bergamasco con bestemmie a supporto. 😦

Leggo in questo articolo che fa riferimento alle parole di Tullio De Mauro  che “il 71 per cento della popolazione italiana che si trova al di sotto del livello minimo di comprensione nella lettura di un testo di media difficoltà”:

“Non bisognerebbe mai dimenticare che la conoscenza della lingua madre è il fondamento per lo studio delle altre discipline scolastiche e delle altre lingue, così come è alla base della capacità di orientarsi nella società e di farsi valere nel mondo del lavoro.

Sembrano constatazione banali, ma non lo sono affatto in un contesto in cui l’insegnamento dell’italiano nelle scuole soccombe all’anglofilia diffusa e la lettura, sul piano sociale, è nettamente sacrificata rispetto all’approccio visivo, comportando vere mutazioni psichico-cognitive. Se ciò risulta vero, non è eccessivo affermare che l’emergenza culturale, nel nostro Paese, dovrebbe preoccupare almeno quanto quella economica.”

Scrive Beppe Severgnini: 

L’abuso della lingua inglese in campo economico/finanziario fa ridere tutti: meno gli interessati.

Ecco la traduzione di alcuni vocaboli con equivalenti italiani attuali, comprensibili ed efficaci.

assessment = valutazione // brand = marchio // brainstorming = scambio d’idee // competitor = concorrente // long, short term = lungo, breve termine // meeting = riunione // stage = tirocinio // workshop = laboratorio

Torno anche  sul mio solito pallino ovvero sull’abitudine che vede ad esempio politici & C., utilizzare sempre più terminologia straniera per (non) comunicare con i cittadini.

Il che fa danni due volte, sia perchè per l’appunto non si riesce a capire di che cosa si stia parlando, perchè sempre più persone parlano un cattivo inglese, senza neanche saper parlare un buon italiano.

Detto questo, resta il fatto che la maggior parte dei politici italiani ha carenze imbarazzanti nella conoscenza delle lingue straniere … (Mastella docet: ai em parlamentari europei) ed allora non so se ridere o piangere leggendo questo titolo sul sito del comune di Milano:

Coworking all’Urban Center – Il coworking al centro del dibattito – “Milano sia no tax area per start up

successivamente si legge: “… ridurre i  costi di gestione individuali, scambiando know-how e competenze pur mantenendo un’attività indipendente.”

Non credo di essere particolarmente rompipalle facendo notare che know-how si traduce in Competenze, termine che peraltro è già scritto nel testo originale, creando una ripetizione assurda.

Tempo fa ho sentito il Presidente dell’Accademia della Crusca sollevare le medesime obiezioni, facendo riferimento ad User (Utente?), password e via dicendo; e  se poi guardiamo al di fuori dei nostri confini, scopriamo che il mouse gli spagnoli lo chiamano raton, i tedeschi maus, i francesi souris e gli italiani… mouse. 😀

Leggo su un Forum l’esempio citato da un utente:  se uno per dirmi “sono svenuto” mi dice “ho crashato” non va tanto bene

° ° °

Qualche giorno fa ho preso all’Esselunga l’ultimo numero di News (Traducibile con Notizie o Notiziario?) e già in copertina ecco che si comincia: si parla infatti di Estate e di Food.

Food?

Ovvero cibo o alimentazione? 😉 A questo punto perchè non scrivere Summer & Food?

Andiamo avanti nella lettura. Ecco che si parla di Happy drink e Cocktail. Nel riquadro che parla degli attrezzi del mestiere per la prepazione di questi drink, si parla di spremiagrumi, frullatori e centrifughe.

Poi si arriva alle ricette spiegate in dettaglio e scopro che si deve mettere il ghiaccio nel Blender (miscelatore?) … successivamente versare il tutto nel Tumbler (questa la so: bicchiere senza stelo) … ed in un’altra preparazione bisogna mescolare con il bar spoon (bar è…bar 🙂 e spoon è cucchiaio).

Divertente quanto ho letto nell’articolo sulle albicocche (in inglese Apricot, capirete presto perchè indico la traduzione) ed ecco che scopro che è a base di albicocca la glassa impiegata per lucidare o apricottare le torte.

Apricottare?

Tra un pò il pane sarà tomatizzato (in italiano: pomodorizzato) per preparare la bruschetta?

Certo che poi anche la pubblicità ci mette del suo quando lo slogan di uno stuzzichino di formaggio è: Ready to cheese?

° ° °

Leggo su una rivista un breve articolo sulla protesta delle prostitute spagnole nei confronti dei banchieri e nel quale si evidenziano le modalità di lavoro e rischi connessi.

Il sottotitolo è composto di tre brevi frasi:

Dalla protesta anticrisi delle escort (prostitute? accompagnatrici?) spagnole alle nuove leggi sui condom (profilattici? preservativi?) a New York. A Calcutta si tiene il raduno mondiale dei Sex Workers. (lavoratori del sesso?)

° ° °

Uscendo per un attimo dall’abuso di terminologia inglese, un piccolo aneddoto: Al posto di giochi erotici ormai è diffuso l’uso del termine Sex Toys, e vabbè, tuttavia l’altro giorno in un romanzo letto da qualcuno che non è addentro all’argomento SexToys, era presente il termine Dildo che volendo potrebbe essere tradotto in vibratore in modo che la maggior parte delle persone capisca al volo.

Ed infatti potrete capire che quando è arrivata la domanda: Ma tu sai cos’è un dildo? si sia poi creato un attimo di imbarazzo….

° ° °

Un aiuto a sostegno delle mie tesi mi arriva da un recente articolo di Maurizio Caprino:

Pensate a un’iniziativa come lo scontone Eni, dichiaratamente (e giustamente) nazionalpopolare, tanto che ha avuto il volto di Rocco Papaleo. Vi aspettereste che il sito dell’Eni metta in bella evidenza l’elenco dei distributori che aderiscono all’iniziativa.

E invece no: l’elenco c’è, ma per consultarlo dovete andare sul sito di Riparti con Eni e cliccare sul misterioso bottone “Station finder”.

Il significato di questa frase sarà ben noto agli uomini del marketing Eni. Ma ai vecchi del paese di Papaleo?

° ° °

Ieri stavo leggendo un articolo del direttore di Sorrisi & Canzoni sul concerto Italia Loves Emilia ed ecco che fra parentesi trovo la sua domanda: perchè non chiamarlo l’Italia Ama l’Emilia? Appunto…

° ° °

Chiamala Bring the food se ti va, ma se vuoi comunicare con la massa, devi farti capire al volo da tutti quanti

° ° °

Nei giorni scorsi ho scritto ad un sito, circa un loro comunicato:

….nel caso queste notizie siano destinate anche al normale pubblico e non solo agli addetti ai lavori, mi chiedo perchè non renderle immediatamente comprensibili evitando terminologie straniere che possano metttere in difficoltà i lettori; mi riferisco nello specifico a questo passaggio: “…hanno concluso che si tratti di un outbreak endogeno….”.

Outbreak?

Dubito fortemente che si tratti di un termine intraducibile in italiano, così come il risk management che troviamo più avanti nell’articolo.

Non sono contrario a priori all’utilizzo di termini stranieri che magari possono essere intraducibili in italiano e/o scomodi da utilizzare, tanto più in certi ambiti lavorativi, tuttavia viviamo in un Paese i cui abitanti spesso non sono in grado di leggere/scrivere correttamente in italiano, cosa questa della quale ho conferma leggendo i vari commenti dei miei lettori e che è stata confermata in più occasioni da statistiche a dir poco inquietanti.

Dopo qualche giorno ho ricevuto la risposta, sicuramente gradita, ma tutto sommato mi dà da pensare, se siamo arrivati al punto che se non sai tradurre un termine lo lasci così e via andare.

Cerchiamo di solito di tradurre gli inglesismi, se ci è sfuggito- e ci sfugge qualcosa- ci dispiace, anche se in certi casi -confesso- non è facile tradurre.

Nello specifico, su outbreak ho qualche difficoltà: “scoppio”?, “epidemia”? forse focolaio è la parola giusta. anche se mancando una tradizione di traduzioni, a  volte e per la fretta – come di questi giorni, in cui per vari motivi abbiamo dovuto sospendere le pubblicazioni, non si trova immediatamente il corrispettivo.

In altri casi, soprattutto quando i neologismi sono importati da altre esperienze, la cosa è ancora più faticosa. ma rileviamo il punto e cerchiamo di migliorare.

° ° °

A Codice a barre un funzionario dell’Autorità garante che, in merito ai Contratti truffaldini di Luce & Gas, parla della possibilità per il consumatore dello Switch in back. Chiamarla Operazione di rientro? 😉

° ° °

Mi scrive un amico: devo fare un corso per imparare a dare feed back; sostanzialmente come correggere i collaboratori senza offenderli evidenziando il loro comportamento e mai la loro persona! bah!!!

Mi chiedo…potremmo anche dire:  Come migliorare le relazioni personali? Come gestire i conflitti relazionali?

° ° °

In una trasmissione televisiva, la conduttrice ha dato la linea ad un esperto di Corporate Management con il quale ha poi parlato del Convenience Food…; fortunatamente si tratta di una trasmissione dedicata ai consumatori, ai quali spiegare come risparmiare sulla spesa.

D’altro canto chiunque di noi vada a fare la spesa al supermercato cercherà i Convenience Food … (si parlava infatti, di cibi pronti, comodi ma spesso poco convenienti…).

° ° °

Sempre peggio e neanche commento quanto leggo oggi in una mail ricevuta in azienda: “….CNA Milano Monza e Brianza è lieta di invitarLa alla presentazione gratuita del workshop S.Y.T: SHINE YOUR TALENT…

°°°

Ricevo una comunicazione dalla Traco: La viabilità della Valtellina sarà nelle prossime settimane rallentata […]. TNT Express Italy ha predisposto un contingency plan per minimizzare gli eventuali impatti. Va da sè che il termine era perfettamente traducibile in Piano alternativo.

° ° °

Ecco arrivare una confezione speciale di caramelline TicTac della Ferrero: le Weekly pack special edition. Certo che a chiamarle Edizione speciale – Confezione settimanale, avrebbero perso fascino…

° ° °

27 maggio 2013: ieri a Milano era il “cleaning day” per pulire i graffiti dai muri.  Chiamarlo “giorno della pulizia” sarebbe stato troppo nazional-popolare?

D’altro canto c’è coerenza, dato che sempre a Milano sono in corso gli “ExpoDays” e c’è il concorso “New Vids on the Block” dedicato ai giovani filmmaker

° ° °

Una signora sta trafficando con il tuttofonino (leggi: smartphone) e dice ad un’amica: non riesco a tucciare (letteralmente: touchare) lo schermo.

Vien da chiedersi perchè non dire “non riesco a toccare”, dato che di fatto il touschscreen altro non è che uno schermo tattile ovvero che si può toccare

* * *

Io sarò un rompipalle, tuttavia non è accettabile vedere le città tappezzate da queste pubblicità.

A meno che la Fiat tappezzi Londra di immagini della Panda con scritto: Fai guidare il tuo corpo 😉

° ° °

Alcuni giorni fa stavo cercando alcune informazioni sul sito di un vettore ed ho notato, oltre al Track and Tracing 😦 e la sezione Download anche quella Fuel Surcharge.

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Fedele alla mia linea di pensiero spiegata inizialmente, accetto il Download, perchè alla fine è il termine più usato e, nonostante tutto, facilmente comprensibile da chiunque navighi sul web; ho alcune perplessità su Track and Tracing (si poteva anche scrivere: segui la tua spedizione), ma francamente trovo che la sezione Fuel Surcharge sia assurda in quanto assolutamente traducibile con Supplemento carburante, perchè alla fine di questo si tratta: I cambiamenti nei prezzi dei carburanti hanno portato ad incrementi nei costi dell’industria di trasporto, rendendo necessaria l’introduzione di un supplemento carburante variabile denominato Fuel Surcharge Indicizzato.

A questo punto, perchè non tradurre in inglese anche il termine Indicizzato?

Notare che nel testo si parla per l’appunto di Supplemento carburante variabile….

° ° °

l’altro giorno ero dietro ad un autobus quando l’occhio mi cade (non faccio apposta…  ) su questa pubblicità e francamente, a prescindere dall’utilizzo del termine inglese, mi chiedo anche che ci azzecchi il termine EXCITING (eccitante, emozionante) nel contesto ….

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siamo seri, ma che vuol dire: da oggi Milano è ancora più exciting?

Per la nascita di una nuova concessionaria, poi?

° ° °

Sto guardando un servizio di Matteo Morichini a Tg2 motori, si parla della Ford Kuga TDCI. Davanti al giornalista ci sono due possibilità.

Utilizzare la pronuncia italiana della sigla ovvero Ti Di Ci I oppure quella inglese: Ti Di Si Ai … ed infatti dice: Ti Di Ci Ai … poca cosa, non casca il mondo, tuttavia è un segno dell’impreparazione linguistica…

° ° °

Parte lo spot, vediamo glorificare la bellezza del territorio italiano, e poi arriva questa immagine e relativo messaggio: Italia. Land of quattro…

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Land of Quattro?

Oltre a sembrare una presa in giro (prima inneggi all’Italia e poi mi metti il messaggio in italo-inglese?)  ogni volta che vedo questo spot, io penso alla LAND…ROVER 😉 e non all’Audi.

° ° °

Il titolo di un articolo letto su Rinnovabili: Il packaging alimentare sempre più green ed ecofriendly.

° ° °

Faccio parte di quella generazione che si sentiva dire: “dopo Carosello si va a letto” e ci si andava,“senza se e senza ma”.

Dubito fortemente che alle nuove generazioni possa interessare questa che altro non è che un’operazione per raccogliere pubblicità, tuttavia mi chiedo se fosse indispensabile scivolare una volta di più nell’uso ed abuso di termini stranieri?

Perchè chiamarlo “Carosello reloaded”?

l43-carosello-130503103140_big° ° °

Ecco il bagno dell’Iper Portello… sarebbe stato un problema scrivere Aria – Acqua – Sapone?

DCIM100MEDIA° ° °

Leggo un articolo su Rinnovabili.it ed in questo caso l’anomalia tutta italiana di inglesizzare tutto, salta all’occhio non appena leggi il titolo: Ostelli Zero Waste?

A questo punto perchè non scrivi Hostels Zero Waste? Dov’è la logica nel mischiare termini italiani con altri inglesi, dei quali peraltro abbiamo un termine nella nostra lingua?

Nominare il progetto Ostelli Rifiuti Zero (o Zero Rifiuti) era fuori luogo? Continuando poi la lettura mi imbatto in “la realizzazione di una best practice di prevenzione…”.

Best pratice? Un altro termine intraducibile in italiano? In realtà no, dato che in un altro passaggio scrivono “Ostelli Zero Waste, buone pratiche Made in Italy…. ”

° ° °

Se si vuole trasmettere un messaggio di primaria importanza come dire “Basta al femminicidio” e raggiungere il maggior numero di persone, perchè la maglietta indossata durante il TG ha la scritta in inglese?

femminicidio

° ° °

Leggo su Quattroruote di Ottobre 2013 l’intervista a Charles Morgan, proprietario dell’omonima casa automobilistica inglese; una dellerisposte è stata tradotta in questo modo: “Quelle voci sono state frutto di un misunderstanding, perchè abbiamo nominato un nuovo amministratore.”

Misunderstanding? Scrivere Malinteso,Equivoco o Incomprensione non era fattibile?

Sempre sullo stesso numero ecco che si parla della soddisfazione del driver .. che ovviamente possiamo benissimo tradurre in conducente o autista.

Al netto del mio punto di vista sulla questione dell’abuso di termini stranieri, peraltro condiviso da molti, c’è da notare che siamo arrivati al punto che si infarciscono gli articoli di parole italiane di uso comune tradotte in inglese. Ma perchè?

° ° °

Mi scrive Madamin che dirige un bar-ristorante in centro, a Milano:  Mi arriva una mail con indicato nell’oggetto: “Richiesta preventivo wedding happy hour.” Ma perchè non chiamarlo Aperitivo di matrimonio?

° ° °

La foto raffigura il portone di un piccolo condominio di New York, anzi no, scusate di Milano 😉 costruito nella periferia est di Milano, zona che sta lentamente precipitando nel degrado, nell’incuria, nell’abbandono, nonostante la costruzione di piccoli condomini ad alta efficienza energetica che, in ogni caso, spesso restano quasi disabitati. Comunque sia… Housing 32?

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° ° °

ieri un tecnico televisivo diceva che i dati si possono “backuppare” (salvare?) … e playare (riprodurre?) …

° ° °

L’amica Madamin mi segnala: “il retro di un biglietto da visita (business card ) 😉 che mi ha dato un cliente. La sua azienda fa tutte queste belle cose!” 

biglietto inglese

Questo il commento in merito dell’amica Spugna, nota poliglotta (inglese, russo, tedesco) e che per anni ha lavorato per una casa editrice inglese, con numerosi viaggi a Londra e che si sente inglese dentro ovvero, “non odia gli anglofoni”:

Non ho parole… ma è una tendenza ormai diffusa ed oserei dire radicata. Per tornare a questo retro, a parte essere scritto in inglese lo trovo caotico, poco chiaro ed eccessivo …

* * *

Stavo per inviare via web un reclamo a Vodafone ed scoperto che esiste il Custumer Care.

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Custumer? Se non fosse che si dice: Customer!

Screenshot 2014-03-31 08.15.58* * *

Mi piacerebbe scambiare due parole con il pubblicitario che ha impostato questa campagna di Visa, ma ho dei dubbi sul fatto che sarebbe in grado di comprendere una persona che si esprime con una lingua morta come l’italiano… 😉

visa* * *

Settembre 2014: A Roma riparte Bike to school … mi chiedo se non fosse fattibile chiamare l’iniziativa A scuola in bici, tanto più che non si tratta di un’iniziativa nata all’estero e trapiantata in Italia, ma al contrario si legge che si tratta di un Esperimento tutto italiano.

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* * *

mi sono soffermato sulla Pagina Facebook del Blog; leggo le varie sezioni:

Pagina – Attività – Insight – Impostazioni

Screenshot 2014-11-27 10.43.04ma perchè usare il termine Insight?

che tradotto letteralmente equivale ad Approfondimenti anche se si tratta di Statistiche…

 * * *

mi invitano a rispondere ad un sondaggio di un’università.

trovo paradossale che nelle domande/risposte utilizzino termini inglesi, salvo mettere fra parentesi la traduzione in italiano.

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Ma non facevano prima a scrivere in italiano?

* * *

L’amica Madamin mi segnala alcune chicche tratte da una mail di presentazione inviata da una società dove sono evidenziati i loro settori di attività … tra parentesi i suoi commenti 😉

Attività di SEO e SEM (e che è?) – Sales Mission (và a ciapà i ratt) – Social Media (ridaje) – Press Trip (è più figo ) Newsletter (Unica che ammetto, ormai è di uso comune)

* * *

Ieri ho ricevuto una risposta ad un quesito da una Key Account.

Sono certamente io ad essere in difetto, in quanto è evidente a tutti il lavoro svolto dal Key Account, tuttavia mi sono informato in rete per scoprire che: Il Key Account conduce la trattativa tra il cliente finale e l’azienda…

* * *

Non solo l’unico a porsi delle domande sull’abuso dell’inglese – Leggi QUI

* * *

Alla radio chiama un ascoltatore e gli chiedono che lavoro faccia: il virtual merchandasing… Il conduttore (che in radio fa anche il traduttore nelle interviste) gli chiede che sarebbe: dispongo gli articoli nelle vetrine.

In pratica fa il vetrinista, lavoro per niente banale, dato che per esempio è lo stesso con cui ha iniziato un certo Giorgio Armani…

* * *

mi scrive uno studio legale per presentarsi. Sei un italiano che scrive ad un italiano… leggo che fra i loro servizi c’è il Credit Collection, il Risk management e il Reporting

trovo devastante però il Litigation (secondo il dizionario si ottiene un banale: contenzioso, controversia ) che sfocia poi nell’Alternative Dispute Resolution

si chiude con la speranza di una Partnership (collaborazione no?)

come dice Poppea, fuck you suona meglio di vaff…

* * *

Leggo il titolo di un articolo: Inceneritore Accam, no al revamping: quale futuro per i dipendenti?

Ma che significa revamping? Sarà un termine tecnico intraducibile?

Prendo il dizionario e scopro il significato: rinnovamento, aggiornamento.

Quindi era possibile scrivere subito il termine italiano, senza costringere il lettore italiano, di un giornale italiano, a prendere un dizionario di inglese per capire di che si sta parlando… buffoni

* * *

Fonte: facebook.com/lepixellatedelmike

Fonte: facebook.com/lepixellatedelmike

120 commenti su “Io insisto, perchè non comunicare in italiano con gli italiani?

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  27. Madamin
    7 novembre 2013

    Guarda, non sono d’accordo, con lui avrà parlato in inglese, ma poi l’intervista è stata tradotta e pubblicata per l’Italia, perciò inutile inserire termini inglesi.

    Sennò doveva pubblicare il testo integrale in inglese e basta.

  28. Francesco
    7 novembre 2013

    Se lo dice lui…

  29. paoblog
    7 novembre 2013

    Mi ha scritto l’autore dell’articolo di Quattroruote con il quale mi ero lamentato dell’abuso di termini inglesi in certi articoli di Quattroruote, e mi ha risposto l’autore dell’articolo, anche se il suo punto di vista non mi trova d’accordo.

    Scrive: “comprendo il suo commento su un tema che evidentemente la appassiona. Usare un termine inglese nell’intervista a un signore che rappresenta l’inglesità stessa (perlomeno nel settore delle automobili) mi sembra, però, legittimo.”

    A questo punto vien da chiedersi perchè quando hanno intervistato giapponesi illustri nel mondo dell’auto, non abbiano infarcito gli articoli con qualche parola giapponese.

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  31. Poppea
    10 ottobre 2013

    Stai a sfonnà ‘na porta aperta io non sono per l’inglesizzazione

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  38. Morbida Dolcezza
    11 settembre 2013

    Eh beh!

    Qui da noi poi abbiamo degli specialisti… pensa che quando chiama uno straniero, le mie brillanti colleghe lo annunciano dicendo: !C’è uno che parla in lingua!”

    Ed io e il mio collega aggiungiamo sottovoce: “Sì… salmistrata!”

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  57. Nadia
    27 Maggio 2013

    e poi nelle scuole “Non riescono” ad insegnare le lingue!

    Dico Non “Riescono” perchè non c’è metodo.

    Pensa che nella classe di mio figlio studiare inglese significa studiare a memoria brani senza sapere nemmeno il significato!!

    Mahhh la scuola……

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  75. Francesco
    14 gennaio 2013

    Nissan ….

    È veramente ridicolo…

  76. Ele di Siena
    14 gennaio 2013

    Nissan exciting…

    io non capisco i pubblicitari…

    ma non lo capiranno che così ottengono l’effetto contrario?

    al mondo ci sono ancora persone che pensano con la propria testa e non per clichè visti in tv o similari…!

  77. Madamin
    14 gennaio 2013

    Circa la pubblicità della concessionaraia Nissan, hai ragione. Infatti non vuol dire assolutamente nulla.

    Io, fossi l’azienda che commissiona la pubblicità, boccerei assolutamente questa roba senza fantasia.

    Uffa! Sempre ste parole infilate “a forza” tanto per usare un termine inglese “che fa tanto figo”!

    Comunque non mi stupisco più di tanto perchè sapessi quanta gente c’è che usa termini in italiano a sproposito (il che è ancora più grave perchè non hanno nemmeno l’attenuante della lingua non propria).

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  97. Paoblog
    20 settembre 2012

    notare che quando ho letto: “stasera vado ad un’ape” sono rimasto lì un pò a pensare che volesse dire… 😀

  98. Ele (di Siena)
    20 settembre 2012

    concordo con te, e te lo avevo anche già detto perchè anche io sono fissata con questa cosa…

    ma a me da fastidio anche tutte queste nuove forme di neologismi del cavolo che si usano solo perchè “fa moda”…

    “piuttosto che”

    “ma anche no”

    “stasera vado ad un’ape”

    “ci si”

    ma che cavolo, la lingua italiana è la più bella e la più corretta del mondo e noi la sciupiamo così…

    non lo tollero!

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  117. Bosch
    10 luglio 2012

    Vabbe’,ma siamo in Italy o in Italia??.

  118. Poppea
    10 luglio 2012

    A me pure danno fastidio ‘ste definizioni, abbiamo la nostra lingua, no?

  119. Spugna
    10 luglio 2012

    Ciao Paolo,

    Nonostante il mio amore per le lingue straniere*, non posso che darti ragione!

    (Nota di Paoblog: la cara Spugna parla Tedesco, Inglese e Russo 😉 )

  120. Morbida Dolcezza
    3 luglio 2012

    Che dire…. Le tue osservazioni calzano a pennello come sempre. Sono perfettamente d’accordo con te (strano…).

    Noi italiani siamo degli esterofili e sappiamo essere patriottici soltanto quando si tratta di sport.

    Mi viene in mente quando sono stata a Parigi, in particolare quando ho visitato il Louvre, sono rimasta scioccata nel leggere le targhe di molte opere esposte riportanti i nomi tradotti in francese di autori italiani! Orrore!

    Ma io mi chiedo: ma come si fa a tradurre un cognome? Non sono cose che si traducono… Questa cosa mi ha fatto pensare a quanto sono orgogliosi e pieni di sé i nostri vicini francesi.

    Per certi versi dovremmo forse esserlo un pochino di più anche noi e cercare di mantenere viva la nostra identità. E vabbè.

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